Edward, accompagnato da S.E. Fenice, arrivò nella sua cella: essa era una stanzetta quadrata, con un'unica finestra da cui penetrava tutta la luce. Il pavimento, di cotto rosso, rendeva la stanza molto confortevole, mentre le pareti erano di pietra. Si avvicinò alla parete di destra e sfiorò la parete con la mano e ciò gli diede una bella sensazione. In corrispondenza della finestra c'era una sedia e un tavolino, sulla cui superficie vi erano una lucerna spenta, un calamaio con una penna d'oca e un plico di pergamene. Sulla sinistra della stanza, vi era invece un letto con una coperta leggera di un bel colore bianco che celava alla vista il materasso e il cuscino. Contro la parete che ospitava la porta vi era un bel inginocchiatoio di mogano, sul quale avrebbe probabilmente passato molte ore. Dopo aver esaminato la stanza per quei pochi secondi necessari a studiarla, rispose a madre Fenice:
Grazie, è meravigliosa. Sono sicuro che mi troverò bene in questo luogo. Non esiterò a passeggiare per queste splendide sale e se sarà necessario potrò anche rendermi utile. Mi hanno detto che avete dei splendidi boschi a pochi passi dal monastero le disse con un sorriso, che lasciava trasparire tutta la gioia di trovarsi in quel luogo ameno.