Padre Piccolomini, era cosciente che in questi giorni non era stato molto presente nella vita del suo amato monastero, ma purtroppo il recente trasferimento a Siena e gli impegni diocesani al seguito del Vescovo e poi la recentissima nomina a Missus Inquisitionis che lo aveva impegnato molto a Roma presso la Congregazione, l’avevano un po’ allontanato dalla vita e soprattutto dalla quiete del suo adorato monastero.
Era domenica e di buona mattina si era alzato e si era recato nella Cappella di San Domenico a pregare, di lì poi si era recato in sacrestia e indossati i paramenti sacri attendeva l’ora per iniziare la seconda messa in quella Cappella.
All’ora giusta Padre Piccolomini uscì e iniziò la celebrazione, tutti i confratelli erano là sulle panche felici di rivedere il loro Gran Priore e di poter ascoltarlo.
Dopo il rito iniziale si diresse a passo deciso verso il pulpito e lesse un brano dal Libro delle Virtù:
Dal Libro Primo: il Mito Aristotelico: La Preistoria parte IV:
Il forte cominciò a disprezzare il debole, che non poteva nutrirsi quanto voleva. Al pari della Creatura Senza Nome, essi pensavano ora che il ruolo dei forti fosse quello di dominare i deboli. Quella vide quindi che era giunta l’ora della sua vendetta. Si mosse nell’ombra e si avvicinò allora a quelli che erano così disprezzati, dato che non avevano più i mezzi sufficienti per nutrirsi. Chiese loro:” Perché vi lasciate trattare così, perché non invertire i ruoli?”
E il debole cominciò a invidiare il forte. Il forte, soddisfatto della sua condizione, non faceva caso al debole che si chiedeva perché fosse molto meno fortunato di lui. La Creatura Senza Nome esultava di gioia, poiché sentiva che l’ora della sua gloria stava arrivando. Sussurrò all’orecchio del debole e accese la sua invidia. La collera esplose nel cuore del debole, che si rivoltava interiormente contro tale ingiustizia. Quella gli chiese perché conservasse quel sentimento nel suo animo e non gli permettesse di esprimersi.
Allora, l’uomo e la donna colpirono i loro fratelli e le loro sorelle. Brandendo il coltello e l’ascia, ognuno colpì l’altro in una tempesta di violenza e distruzione. Avevano così inventato la guerra, che raggiunse il suo punto massimo quando ognuno cominciò a bruciare la casa e devastare i campi dell’altro. La Creatura Senza Nome si avvicinò di nuovo a quelli che l’ascoltavano e disse loro che, da allora, la violenza e l’odio avrebbero permesso loro di dominare il prossimo.
Chiuso il Libro, Padre Piccolomini iniziò la sua predica, il volto si era fatto serio e la voce tuonò:
Carissimi ed amatissimi fratelli e sorelle,
Finchè noi siamo qui a godere della pace dell’Altissimo non distante da noi c’è gente che soffre dolori immensi e morte a causa dell’ingerenza dell’uomo, che si sono posti al di sopra di loro.
Gli uomini che per grazia del loro popolo hanno avuto l’onore di essere guide e rappresentanti di quest’ultimo devono avere come primo pensiero non il loro ma il bene comune del popolo del quale loro stessi sono membri.
Un popolo non può ritenersi ne superiore ne inferiore ad un altro popolo e tanto meno può arrogarsi il diritto di pretenderne la superiorità, chi si impone con la violenza su un popolo è ispirato dalla Creatura Senza Nome, e chi lo sostiene ne è figlio!
Noi siamo tutori di un messaggio di pace e benevolenza non possiamo permetterci neppure di pensare che sia giustificabile un tale atto di sangue.
Un uomo posto dal popolo alla guida di una nazione non può a nome di questa permettersi di aggredire un'altra nazione, in quanto il popolo dovrebbe destituirlo in quando incongruente con le necessità e le aspettative di un popolo che deve sacrificare i propri figli per la gloria terrena di un uomo.
Che l’Altissimo perdoni coloro che in questo momento perseverano in un conflitto perverso e ingiustificabile che sta stravolgendo i popoli dei territori del nord Italia.
Preghiamo confratelli affinché Aristotele ispiri nelle persone che hanno causato questa sofferenza, la forza per porre ad essa anche una fine più rapida possibile.
Christos secondo profeta dell’Altissimo accolga presso il Paradiso Solare i suoi figli immolati martiri senza colpa. Amen.
Detto ciò scese dal pulpito e conclusi i riti della celebrazione si recò in sacrestia, si tolse i paramenti sacri ed attese che qualche confratello venisse a salutarlo…