Dormitorio di Sovietboy

Benvenuto nel tuo alloggio, fratello, qui potrai riposare, e quando sarai pronto, ti aspetto all'Università per iscriverti al corso di Pastorale di Base disse Madre Fenice, aprendo la porta e facendo entrare il nuovo ospite nella cella arredata molto semplicemente ma ben riscaldata e accogliente.

"Grazie ancora per la sua cortesia, Sorella. Riceverete presto mie notizie"

Salutata gentilmente la Decano, ripose i suoi bagagli sul piccolo letto. Questi "bagagli" si trattavano, in realtà, di un piccolo fagotto con dentro i materiali di cancelleria necessari per gli studi e una copia di un quadro che aveva molto caro.

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Dopo pochi minuti il dipinto era stato appeso ed Ettore era pronto ad iscriversi all'Accademia.

E così iniziò a studiare i cinque tomi che rinchiudevano in sè il sapere basilare della Chiesa Aristotelica.
I testi erano di semplice comprensione ma gli risultava ancora difficile comprendere appieno l'argomento riguardante la suddivisione secolare delle parrocchie ma questo non era l'unico problema, infatti, doveva presentare all'esame anche un libro che fosse o un Agiografia d'un Santo o un passo del Libro delle Virtù.
Passò molte ore in biblioteca ed infine scelse l'Agiografia di "Sante Barbara e Monica", secondo lui, fulgido esempio d'amicizia e carità.

Ettore era sfinito.
Si tolse rapidamente le scarpe e crollò sullo spartano letto.


Prima di addormentarsi in un sonno profondo e agitato si domandò ancora una volta cosa fosse "l'Etica Nicomachea".

"24/30, pensavo d'aver risposto meglio."

Pensò Ettore meravigliato ma euforico per il diploma.

"..e ora pensiamo al prossimo passo."

Erano passati più di sei anni da quando Ettore aveva concluso il corso e ricevuto il diploma di Pastorale Maxima. Da allora si era ritirato dalla società in una routine ascetica che l'aveva alienato dal mondo materiale. Nei primi freddi giorni d'ottobre, una foglia ingiallita cadde tra le mani dell'uomo. Ettore aprì gli occhi e interrompette la preghiera per osservarla attentamente. Bella e caduca come la propria vita.

...

Si stese nuovamente su quello scomodo materasso, accarezzando il quadro recuperato nella sua cantina a Padova.



"Sarete fieri di me, ve lo prometto."

Sussurrò, posando l'immagine e rialzandosi rapidamente in piedi. L'ufficio iscrizioni dell'Università lo aspettava.

Leggermente contrariato, se non deluso, Ettore camminava senza sosta intorno allo spartano tavolo su cui troneggiava una candida missiva. La calligrafia era fitta e ben ordinata, il sigillo d'un rosso carminio simile al sangue rappreso.

"Forse il professore è malato.. Mi conviene seguire il suo consiglio."

Rimuginò a mezza voce, voltandosi verso la lettera. Quindi prese da sotto il letto una grande sacca in iuta e la riempì con i suoi pochi effetti personali. Con cura ripose i due quadri e, assicurati, chiuse lo zaino improvvisato. Prima di uscire, gettò un ultimo e malinconico sguardo alla stanza che per tanti anni era stata il suo nido. Chiuse l'uscio alle sue spalle e serrò con la chiave la cella.

"Arrivederci Monastero di San Domenico, il tuo cugino di Fornovo mi attende."