Arrivati in un lungo corridoio, Michele ed il fratello Ennio lo attraversarono fino alla fine.
Qui, il prete aprì una porta in quercia ed entrò nella stanza.
La luce del tramonto filtrava da una piccola finestra, illuminando uno scrittoio con una pila di fogli di carta bianchi ed un calamaio di peltro.
Sulla parete opposta, stavano un letto di paglia senza cuscino ed un lavabo metallico per le abluzioni mattutine.
Completavano l'arredamento - se così si poteva definire - un comodino in legno ed una candela quasi nuova.
Idarne si avvicinò alla finestra ed osservò il paesaggio. Le prime nevi avevano reso tutto il paesaggio candido e immacolato. In lontananza boschi a perdita d'occhio e alte montagne rendevano ancora più bello la vista dei pascoli vicini.
"La tua stanza gode del panorama migliore. L'ho scelta apposta per te" disse Ennio.
"Grazie mille, devo ammettere che è veramente bello, qui. In compenso, la cella è anche peggio del monastero di Fornovo!" scherzò Michele.
"Eheh, lo prenderò come un complimento" rispose Ennio, e proseguì "Nonostante le tue condizioni di salute, ti vedo sereno. Ne sono felice.
Ma ora riposati, sarai sicuramente stanco. Domattina ti mostrerò il resto del convento."
"Grazie mille, in effetti ho bisogno di riposare un poco. Prima di lasciarti, dimmi: la via per divenire oblato qual'è?"