Neve. Nebbia. Un pessimo tempo. Maledizioni indirizzate verso l'anziano che giù al villaggio gli aveva assicurato che ci sarebbe stato il sole per tutta la settimana. Ecco cosa circondava Zarcon durante il suo cammino.
Ormai metteva assieme al piede anche la mano, difronte a se, per assicurarsi di non scontrarsi con qualcosa.
Un sasso su cui inciampare. Un albero evitato. Forse pino, qualcosa gli aveva punto la faccia mentre si spostava. Si, la corteccia era quella. Uno, due, tre metri, un ostacolo. Si guardò ai piedi, non c'era dubbio, quello era la terra, resa sabbiosa dal passaggio dei pellegrini, del sentiero, ma in una notte nebbiosa senza stelle solo il tatto può aiutarti, dimenticati della vista. L'ostacolo ruvido al tatto non poteva che essere il portone.
Zarcon bussò sperando in un frate "alla porta". Ma il suono era come quello prodotto da due pietre che sbattono. Levandosi un po' di neve ghiacciata dalla barba e dalle sopracciglia si mise a urlare, aspettando risposta.