Era domenica mattina, un giorno di riposo e di festa che accomuna tutte le genti. Una giornata da dedicare all'Altissimo, ringraziandolo dei doni della natura che ci aveva concesso, dell'amore che ci ha insegnato, della vita che ci aveva donato. E la natura...quale altra opera più bella e perfetta di Dio?
Il suo silenzio e la sua pace creano un filo diretto con Dio, creavano un rapporto quasi empatico, di pace con se stessi e con gli uomini, di amore e di rispetto verso ogni creatura vivente.
L'umiltà della natura, è questo che amava di più Attle; l'umiltà di piegarsi ai bisogni dell'uomo senza perdere la sua bellezza e magnificenza, pronta a mostrare la sua ira ma sempre disposta a supportare la vita in ogni sua forma: sia essa vegetale o animale o ancora, umana.
Il sole era quasi alto, si avvertiva il suo tiepido tepore in una giornata dalla temperatura rigida che scoraggiava dalle lunghe passeggiate. Attle era sveglio ormai da diverse ore e dalla sua cella notò, come non aveva mai fatto, i grandi ed estesi boschi che circondavano il Monastero. Erano stati giorni di intenso studio che volle portare avanti con grande entusiasmo, la sue fede era ora più forte così come la sua decisione di consacrare l'intera sua esistenza a Dio, nel solco tracciato dai suoi Profeti. Dalla sua cella, rimase estasiato dalla bellezza di quel bosco, di quegli alberi che nonostante il gelo si mostravano forti, pronti al peggio, ma sempre pronti a dare protezione alle piccole creature animali e riscaldamento agli uomini. Decise, prima di recarsi presso il Dignitario delle Vocazioni, di fare una piccola passeggiata così da apprezzare ancora più da vicino la meraviglia dell'opera di Dio.