Marié al Monastero

Giunge poco dopo il tramonto dopo aver risalito a piedi l'altura che sovrasta la Capitale nel verso opposto rispetto al mare. Aveva preferito muoversi a piedi poiché il camminare le consente di ragionare meglio.
Cammina con passo lento e cadenziato, avvolta in un mantello che la protegge dall'umidità dei boschi e con il cappuccio che le protegge il capo. I boschi, anch'essi di proprietà del monastero li ha attraversati tutti, e si trova ora in cima all'altura su cui sorge l'edificio; quando vi giunge si arresta ben prima del portone principale, fa un respiro profondo e poi solleva lo sguardo ad ammirarne la sua austera imponenza, rimane qualche minuto in contemplazione mentre un milione di pensieri le ronzano per la testa. - Dai - si motiva da sé e termina la camminata compiendo l'ultima manciata di passi e trovandosi ora davanti al portone di legno, solleva la mano sinistra e la appoggia a palmo aperto sulla porta, esita ancora un attimo mentre accarezza il legno del portone, consumato e al contempo levigato dal tempo, poi, la stessa mano, la richiude a pugno e batte forte per tre volte.
Abbassa il capo guardandosi le punte del stivali dondolando su se sterra mentre spera che qualcuno le possa aprire anche se ormai il sole è tramontato.

dei colpi al portone
mezzo addormentato ,con uno scialletto fregato a qualche monaca,
con una lanterna me avvicino allo spioncino ,lo apro mettendo la punta del naso quasi fuori
una sagoma, forse una fanciulla
con voce assonnata me rivolgo alla figura che stava fuori dal monastero
Chi bussa?

Solleva di scatto il capo fissando il portone nel punto esatto da cui, dall'altro lato, proviene la voce - Marie, Marie Louise Arnod Sforza, vengo da Genova - lascia passare qualche secondo per poi riprendere- perdonate l'orario poco consono, non pensavo di metterci così tanto a salir fin quassù, è possibile fermarsi in foresteria per la notte? domanda con tono di voce alto, poiché di istinto si pensa che la porta possa in qualche modo fermare la voce così come di fatto ferma la vista; poi unisce le mani una nell'altra fregandole tra di loro poiché, sebbene di giorno sulla costa l'aria porta un clima mite, li sulle colline dell'entroterra la brezza serale è decisamente fresca.

la  voce  risuona  effettivamente  femminile
avvicino l occhio  allo spioncino
Fijola  chiedete ristoro per  una  notte?
certo, ora vi apro
Il  cigolio  del pesante  portone    che se apre
La fievole  luce  della  lanterna  rischiara  la  sottile  sagoma  femminile.
Entra fijola,sii la benvenuta  in questo  luogo  di meditazione.
Ti  acompagno volentieri  alla  foresteria ,
e ti  farò  avere  una  coperta   per  la notte.
All alba  ,se   ciai  voja  de parlare    con me  o  altri  monaci  basta  che  cerchi  tra  li orti  , i giardini, o nella  Cappella del  Monastero
A passo  lento  tra  i bui  viali  del  monastero  giungono  davanti  alla  foresteria .

Dall'altro viale sta arrivando Madre Fenice, con una torcia in una mano e un involto nell'altra.

Pace e bene... scruta le due figure e aggiunge Ho sentito le voci al portone e dal rumore dei passi ho capito che venivate qui. Serve aiuto? Ho portato qualcosa da mangiare. Il fuoco in cucina è già spento, ma il pane non si è ancora raffreddato e il formaggio lo accompagnerà benissimo.

Sorride, alzando la torcia per illuminare il proprio volto.

Sono Madre Fenice, e qualunque sia la ragione che ti porta qui, ti do il benvenuto, figliola.

Ha ormai riconosciuto una sagoma femminile e quindi l'appellativo arriva sicuro.

Entrata dalla porta lo sguardo passa subito a scandagliare dalla testa ai piedi e poi viceversa l'uomo che le si palesa di fronte e che le da il benvenuto in quel luogo. - Buonasera, vi ringrazio. - fa un cenno con il capo e nel risollevarlo abbassa il cappuccio del mantello dal proprio capo. Avanza di qualche passo poiché invitata a percorrere un corridoio seguendo quindi il monaco e ascoltando le sue specifiche con acuta attenzione non conoscendo i modi di comportarsi all'interno di un monastero; ed è in quel momento che un'altra voce, stavolta femminile attira l'attenzione di Marié. Con lo sguardo la cerca e dopo aver messo a fuoco la figura scopre che le è gia ben nota - Madre Fenice, non sapevo di trovarvi qui, spero stiate bene - a lei rivolge un lieve inchino in segno di saluto. - mangiare? a quest'ora? -fa spallucce come se, anche se di fatto non avrebbe fame, non riesce proprio a dirle di no. Poi guarda il monaco che la stava per condurre alla foresteria, quindi di nuovo Fenice e poi il monaco un'altra volta - per cui dove devo andare? - domanda lasciando trapelare un lieve sorriso.

La voce le è nota, e la sagoma femminile adesso ha un nome, un volto.

Marie, figliola, siete voi... Benvenuta. Madre Fenice ride sommessamente. Potete andare dove desiderate... generalmente i pellegrini che arrivano non vedono l'ora di mangiare, rinfrescarsi e dormire, avendo fatto un lungo viaggio, e quindi giustamente Padre Silvio vi ha accompagnata qui con sollecitudine. Essendo così tardi, ho portato io del cibo, e quindi non sarà necessario andare fino al refettorio. Ma la decisione è vostra. L'ospitalità, qui al Monastero, è sacra, perché è la prima forma di Amicizia Aristotelica.

Sorride  alle  due    donne  il monaco  assonnato
non  vi avevo  sentito  arrivare  madre  priora
ho  accompagnato  questa  giovane  donna  alla  foresteria
ha  chiesto  ristoro
vado  a recuperare  una  coperta dalle   consorelle   e torno subito
mentre  voi decidete
Lasciando  monsignora  e  la  fanciulla  davanti  alla  foresteria
percorro  i chiostri  che portano allle  dispense  dove le consorelle  conservano coperte  e cuscini
Ritorna con la coperta esi rivolge alla giovane
Come vo detto
se quando vi svegliate avete bisogno di qualcosa
o di parlare con qualche monaco
cercate tra i viali del monastero
Io sono padre Silvio
se vi abbisogna

intenta ad ascoltare le indicazioni di entrambi muove il capo prima da un lato e poi dall'altro per poi prendere sulle braccia una coperta che padre Silvio le consegna - Padre Silvio, grazie infinite - e di nuovo un cenno del capo per ringraziare poi di nuovo l'attenzione a Fenice - Madre, ho già mangiato strada facendo e mi occorre solo un riposo, per le gambe e per la mente, domani a mente lucida di sicuro verrò a cercarvi entrambi per ragguagliarmi su una certa situazione - assottiglia le labbra e deglutisce e di nuovo guarda Fenice e abbassando la voce che arriva ad assomigliare ad un bisbiglio - è per la faccenda di Ninni, capite? - torna poi a guardare entrambi - ora con permesso devo davvero riposare - e si avvia verso la foresteria ove Silvio le ha indicato con i pensieri ancora chiusi nella sua testa e un fare calmo e pacato.

Mo sottovove dico alla priora
Madre non sarebbe mejo che l acompagnate?
Mo torno nel mio alloggio tra poco sorge sole
e ciò li occhi che manco co due pali della vite
stanno aperti
A domani madre priora
me trovate nell orticello