Da tempo Filargirio si ritrovava a perdersi nei suoi pensieri durante le lunghe ora passate in bottega a squadrare pietre.
Chi sono davvero? Da dove vengo? Erano le domande inziali, ma poi proseguiva con "quale è il senso di questa esistenza?"
Aveva provato qualche volta a parlare con delle persone, ma era molto difficile andare a fondo di discorsi di questo genere.
Nelle lunghe passeggiate sulle mura, durante il controllo dei lavori di costruzione, si ritrovava spesso a contemplare nel silenzio le stellate notturne.
Avrebbe voluto sapere di se, del senso della sua vita.
Ricordava molto vagamente la figura di una donna anziana che, da bambino, gli faceva ripetere a memoria delle parole, quasi una cantilena e, al termine, gli passava le dita sulla fronte tracciando un segno strano.
Dopo mesi, gli venne in mente che l'unico luogo dove poteva fare un tentativo era la chiesa.
Coì, decise di iscriversi al catechismo (gli avevano detto che si chiamava così) una scuola che insegnava i fondamenti del cristianesimo e dava la possibilità di accedere al battesimo.
Non aveva capito granché di che si trattasse, ma era deciso a provare a capire.
Gli avevano detto che il parroco Silvio era uomo di profonda cultura e conoscenza, pertanto incontrarlo non poteva che essere occasione per imparare.
Bussò quindi forte al portone.
Ehilà, c'è nessuno? Sono messer Filargirio, lo scultore di Genova! Qualcuno mi apre? Voglio parlare con padre Silvio!