l arrivo al monastero

massimo valerio percorreva quella stradina di bosco in sella al suo cavallo....un frisone possente, cavlacava tranquillamente vestito della sua tunica di tela bianca con la croce rossa sul tutto il petto e il mantello appuntato sulle spalle con la spada che gli pendeva sulla coscia destra essendo lui mancino, intorno alla testa il camaglio classico per proteggerla da eventuali urti, la classica uniforme usata dai cavalieri del tempio quando erano in missione.era un alba dorata il sole stava sorgendo all orizzonte, quando all improvviso una fitta al costato lo fece sobbalzare da cavallo facendolo impuntare su se stesso. si giro sul fianco destro un dardo lo aveva trapassato al fianco, un po in lontananza rumore di foglie e rami che si spezzavano erano sintomo che qualcuno era appostato li pronto a tendergli un imboscata, non si sa chi ne il perche, riusci solo a vedere un ombra allontanarsi per entrare nella fitta foresta e scomparire. cerco di spezzare la freccia ed estrarla gettando un urlo sordo di dolore, si accascio sul cavallo cercando di non perdere i sensi invocando con voce flebile quella preghiera ripetutamente.

Ti vedo mio Creatore,
in tutto l’universo,
senza di te son perso
e sanguina il mio cuore.
Dovunque vado osanno
solo e sempre il Tuo nome,
con impeto e passione
con fede e con ragione.
E chiedo a voi profeti,
per me, intercedete
voi che sapienti siete
per voi non ho segreti.

il dolore si faceva sempre piu lancinante e gli occhi si volevano arrendere al sonno procurato dal dolore, anche se annebiati vide sopra uno collinetta un casolare che non riusciva a distinguere bene, con le ultime forze prese le brigle del cavallo e le scosse, iniziando una cavlacata fino al gran portone di legno che gli si parava davanti. avvicino il cavallo alla porta mentre nitriva e dopo aver dato due colpi col pugno svenne al suolo stramazzando al suolo nella speranza che qualcuno rispondesse e aprisse la porta

tormax rinvenuto in po dopo essere caduto da cavallo con gli occhi semisbarrati annebbiati dal sudore che gli colava dalal fronte e dal dolore scorse la sagoma di un uomo che no nriusci a distinguere. si aggrappo con una mano alal sua spalla e con sforzo notevole riusci a dire

un agguato...un agguato buon uomo, ero in missione per controllare se le vie erano sgombre dagli esseri servi del senza nome....e cercavo il monastero per parlare con padre heldor...vorrei confess.....

il dolore troppo intenso lo fece svenire senza terminare l intera frase

Padre Eckart sentì, urlata, una richiesta di soccorso....


PRESTO ACCORRETE!!


Si diresse di corsa verso quella richiesta di aiuto... vide Padre Heldor che soccorreva un uomo svenuto... un uomo con un viso familiare, ma trasfigurato dalla paura....

Dio mio... che sta succedendo... disse... intanto cercando di dare assistenza.

sentiva delle vampate di caldo seguite da tremolii di freddo....le sue membra cosi pesanti che faticava a muoversi, una gran luce bianca era tutto cio che vedeva prima di aprire faticosamente gli occhi, trovandosi un nugolo di persone attorno che ancora nn riusciva a distinguerle se non le loro sagome, vide un uomo che chianndosi su di lui lo ristoro con una pezza bagnata collocandogliela sulla fronte, altri consigliarsi tra loro....l unica cosa che ricordava era quel nome....svegliatosi con voce stanca e affannata riusci a dire....dove sono? chi siete?

dopo essersi ripreso, e vedendo che non c era nessuno silenziosamente usci dal gran portone di legno non prima di aver sospirato per la mancata confessione che non riusci ad avere con l abate del monastero, e nella notte si senti uno scroscio di zoccoli allontanarsi progressivamente