Padre Segalello ascoltava il mare.
Il suono dolce e rilassante della risacca, la brezza salmastra sul suo viso ormai da troppo tempo corrucciato...la fedda pietra della balaustra sotto le sue mani appoggiate.
Quante volte aveva osservato il mare dal balcone della canonica.
Ancora oggi l'Arcivescovo risiedeva lì durante le sue permanenze Liguri.....e non nel palazzo vescovile nel quale si recava solo per svolgere le sue mansioni.
Aveva motivato la scelta con i suoi collaboratori dicendo che era un gesto di umiltà dovuta....in fondo si sentiva sempre il Parroco di Albenga...ma la verità era un'altra.
Tutti lo assecondavano ma sapevano bene che Monsignor Segalello non era fatto per la vita mondana; sapevano che dietro le sue scuse si celava la difficoltà di vivere sotto lo sguardo indiscreto di tutta la diocesi.
Eppure vi era un alto luogo in cui Segalello sapeva di sentirsi a casa...un luogo al di là degli appennini, a molti giorni di cammino, ma vicino al suo cuore.
Dal giorno in cui padre Heldor e padre Piccolomini gli avevano parlato di un nuovo ordine monastico, l'allora Vicario Diocesano Segalello aveva sentito che quella sarebbe potuta diventare la sua strada.
Un regno di pace e silenzio, un luogo fuori dal tempo e dalla frenesia della vita Genovese a cui, gioco-forza, aveva dovuto abituarsi...
Da lungo tempo Segalello era in attesa di un messo che gli annunciasse la fine dei lavori per il nuovo monastero e finalmente la notizia era giunta.
Così in mattinata il Vescovo aveva preparato una serie di missive in cui destinava ai sacerdoti della sua Diocesi i vari compiti, aveva mandato avanti il suo Vicario Giarru e si era concesso quest'ultimo sguardo al mare prima di intraprendere il lungo viaggio.
continua...