L'arrivo del Primo Siniscalco Italico

Monsignor Vlad aveva viaggiato a lungo per raggiungere il monastero dell'ordine Domenicano. Fino ad allora egli aveva conosciuto soltanto un monastero, quello di Fornovo, e soltanto un ordine monastico, quello Cistercense di cui faceva parte attivamente; ma da tempo era nato in lui il desiderio di recarsi in visita dai Domenicani, proprio perchè molte delle persone con cui aveva il piacere di lavorare facevano parte di quell'ordine.
"Chissà se S.E. Kemnos e S.E. Giarru sono entrambi qui, in questo momento..." pensò, mentre tirava la campanella dinanzi al grande portone dell'abbazia, in attesa che qualcuno venisse ad aprire.

Quando Padre Eckart aprì il portone del Monastero il suo viso di certo apprave stupito... Conosceva l'uomo fuori dall'uscio... indossava una strana commistione di abiti religiosi e guerreschi... ma il volto era serio: era lo sguardo dell'uomo di studio, del teologo, del ricercatore nel mistero della fede.

Eppure l'accolse da amico, perchè non c'erano remore a dimostrare la distanza, ma solo fraterna consapevolezza, sacra gioia e giovialità.

Queste le sue parole:

"Fratello... che felicità portate al mio cuore, e quale onore recate in questo umile luogo di preghiera e raccoglimento! Vi prego... entrate senza indugio, che a voi non ho certo da ricordare che le armi vanno lasciate fuori di qui... Molti frati stanno approfittando dell'estate per il ritiro spirituale... e ora domina il silenzio... un magnifico silenzio.

Scusate se sono inopportuno... ma curiosità mi prende... quindi... potete darmi la cortesia di spiegarmi il perchè della vostra benedetta visita?"

Dopo essersi così espresso, attese.

Il monsignore conosceva bene l'uomo che era venuto ad aprirgli l'uscio. Lunghe discussioni in Ecumene gli avevano fatto apprezzare l'intelligenza, la profondità, l'intuito, lo zelo religioso di padre Eckart. Quando lo ebbe di fronte, accennò un inchino.
Padre Eckart, sono felice di vedervi. Ho viaggiato a lungo per venire fin qui, spinto dal desiderio di visitare quest'abbazia e di rivedere vecchi amici, come S.E. Giarru e S.E. Kemnos, con i quali ho l'immenso piacere di lavorare, il primo come prefetto della Guardia Episcopale e il secondo come arcivescovo di Ravenna. E sono venuto qui anche per cercare un pò di pace e di serenità... l'abbazia cistercense si è molto riempita ultimamente, a causa di coloro che vengono a seguirvi i corsi, mentre io ho solo bisogno di pace! Troppe le gioie e i dispiaceri di questi periodi: l'Altissimo mi ha fatto dono di un grande incarico, quello di Primo Siniscalco, ma il destino beffardo mi ha sottratto una figlia dopo una lunga malattia... ho bisogno di pregare e di studiare i testi sacri, attività a me assai cara, stando lontano dalla civiltà e dalla corruzione del mondo.
Detto ciò, porse le armi al frate, sapendo bene che era vietato portarle dentro l'abbazia - dopotutto, quelle erano armi rivolte contro i nemici della Chiesa, a protezione dei suoi chierici e non contro di essi! - e varcò la soglia.

Non riesco a pensare a luogo più adatto per la Vostra esigenza... Riprese il Padre.

Non sono sicuro che Padre Giarru sia in Monastero, ora, ma sicuramente Padre Kemnos non mancherà di salutarvi e di offrirvi degna accoglienza, mostrandovi un alloggio. Ora scusate se mi congedo... gli impegni, purtroppo, chiamano.

Arrivederci... Se posso esservi ancora utile, chiedete pure di me, e vi sarà dato.

Concluse.