Era un chiaro mattino.
Di quel chiarore che solo gli ultimi bagliori di Sirio prima dell'alba riescono a dare, quando il sole ancora non è riuscito a librarsi in volo verso la volta celeste.
Ciò non toglieva che dal basso la umida nebbia circondasse e ricoprisse alberi, rocce e suolo.
Un bruno cavallo procedeva al passo, sostenuto e tirato da una alta figura intabarrata in un mantello di telaccia grigia che avanzava con passo cadenzato e marziale verso il monastero.
La sella oscillante sulla schiena del cavallo e la spada legata saldamente ad essa, il rumore dei ferri sul pietrisco.
Solo il vapore che usciva dalle narici dell'uomo, al pari delle froge del cavallo, li contraddistingueva come esseri viventi e non come ombre, in quel premattino che spesso permette ai morti di squarciare il velo dell'oltretomba e tornare tra i viventi.
Come al solito assorto nelle sue meditazioni, l'uomo abbassò il cappuccio rivelando la sua carnagione chiara, la barba incolta e i lunghi capelli striati di grigio e bianco.
Sulla lunga tunica di tela bianca portava dipinta una croce nera patente, segno ch'egli era un reiter bruder, un cavaliere dell'Ordine dei Tedeschi di Santa Maria di Gerusalemme.
"Sluta Konn!" disse al cavallo. Quest'ultimo si fermò guardandosi intorno incuriosito.
Avvicinatosi al portone del monastero ed avendo arrotolato intorno al braccio destro il suo rosario, il teutonico bussò allo stesso.