Il cammino era stato lungo ma non per questo il novarese si era scoraggiato dal suo intento di poter visitare il Monastero di San Domenico che aveva fama, in tutto il Ducato di Milano, di essere luogo di santità e preghiera.
La struttura era imponente e maestosa al contempo senza però cadere nella superbia o nella vanagloria anzi rimanendo visibilmente nell'austerità della regola, con i suoi bianchi e i suoi neri pareva quasi che lo stesso edificio indossasse le umilissime vesti dei domenicani che vivevano fra quelle sue mura.
Il portone, enorme gigante di legno con cardini di ferro arrossati dal tempo e dalla ruggine, si fece quindi incontro al giovine che, in contemplazione, bussò su di esso facendo risuonare all'interno del santo luogo il rumore delle sue nocche.
TOC TOC si udì echeggiare.