Franciscus, uscito dalla cella che gli era stata assegnata per il suo soggiorno al monastero di San Domenico, si era diretto verso la Chiesa del Monastero. Entrato nella grande costruzione dalla porta degli oblati che aveva trovato indicato su una piantina che gli era stata lasciata gentilmente nelle sua cella.
Raggiunse la prima fila di banchi che gli erano più vicini, l'ultima della lunga serie, e si inginocchiò per pregare e recitare il credo.
Sottovoce disse:
Io credo in Dio l'Altissimo Onnipotente,
Creatore del Cielo e della Terra, degli Inferi e il Paradiso,
Giudice delle nostre anime nell'ora della morte.
E in Aristotele, suo profeta, figlio di Nicomaco e Phaetis,
Mandato ad insegnare le leggi e la sapienza divina dell'universo agli uomini fuorviati.
Credo anche in Christos, nato da Maria e Giosep.
Ha sacrificato la sua vita per mostrarci la via del Paradiso.
Cosi dopo aver sofferto sotto Ponzio, Morì martire per salvarci.
Si è unito al sole dove Aristotele era in attesa alla destra dell'Altissimo
Io credo nell'azione divina,
In Santa Romana Chiesa aristotelica,
Una e indivisibile, in con la comunione dei Santi
In remissione dei peccati, Nella Vita Eterna.
Amen
Quindi restò un momento in silenzio prima di uscire dalla Chiesa.