In groppa del suo inseparabile ciuchino Gaetano, il ciuchino napoletano, l'umile frate segue una stradina che la mattina alcuni boscaioli gli indicarono come quella che portava al monastero dei benedettini.
Aveva sperato di non attardarsi tanto lungo la strada per evitare che la notte, con i suoi pericoli, potesse sopraffarlo. Ma il suo ciuchino ad un certo punto si era piantato con le zampe a terra e non voleva muoversi; solo le preghiere a Dio avevano ridato il senno a quello stolto animale.
Così raggiunse il portone ligneo del monastero domenicano. Smontò dalla groppa dell'animale e posati i sandali a terra si accorse che lì il terreno era coperto da una coltre di soffice neve che lo fece rabbrividire. Vestito come era il freddo l'aveva sempre patito ma non avendo mai toccato con la pelle nuda quella gelida superficie il corpo si era quasi ristorato.
Avvicinò, poi, la mano, coperta da un pezzo di panno per tenerla al caldo, verso la superficie lignea e diede tre forti colpi per far palesare la sua presenza all'esterno sperando che quei monaci non fossero già nelle loro celle.
Schiaritosi la voce esclamò:
"Fratelli, sono Padre Philip di Kingsbridge un monaco di formazione benedettina che cerca ristoro, conforto ed estraniazione dal mondo qui nel vostro sacro convento! Vi prego lasciatemi entrare"
Attese così che qualcuno gli rispondesse intanto guardandosi intorno sempre timoroso verso i tiri mancini del demonio.