Un malconcio derelitto vestito di sudicio sacco, una malsana creatura delle selve...mira dall'oscurità le alte mura dell'intelletto, delle grandi perizie dell'omo illuminato da Dio...Vede il grande abisso che lo separa dalle Divine grazie...vede un titanico uscio...una perigliosa via.
Rimembra i tempi che furono...risuona ancora il fragore che lo uccise e la melodia che lo resuscitò...I Paradisi e gli Inferni tutti.
Prese, all'ora prestabilita dagli Astri, la via dell'eremitaggio e dell'estrema clausura, morendo in una nuova vita e nasciendo in una nuova morte.
Per la sua lunga strada, il pastorale del vecchio storpio lo benedì, le Sante Acque dei lebbrosi lo lavarono, gli aurei manti dei banditi e delle meritrici lo coprirono, le preghiere delle chiromanti e delle fatucchiere lo protessero...e il silenzio...e la solitudine in Dio lo nutrirono....E se i Divini numi crearono il Nulla...se il Nulla è Dio stesso...non esistere è l'unica retta via da percorrere.
"Don...Don...Don...Don..." risuonano le campane del mattutino...è ora di tornare nell'oscurità, è ora di tornare...prima che il Sole si renda conto di riscaldare un cuore di troppo...