L'approdo di Fenice

Oh! Sarà un Omen de Dei Gratia, ma sentivo che sarebbe arrivato questo giorno!

Allora! Farò le veci del Gran Priore. Vedete questo mazzo di chiavi, cara Maria? Queste qui son del Seminario, ma ecco qui che ne spuntano altre. Questa è di una cella vuota, mentre quest'altra apre la porta della Foresteria.

E dunque, prenderete il corridoio del Chiostro, o vi assegno la Stanza degli Ospiti?

Tutto questo fu detto con estremo gaudio e con l'aria di chi la sa lunga.
L'improvvisato cellario, Padre Luciano, credeva di aver fatto una grande comparsa con la sua domanda retorica. In verità, egli ignorava che magari la risposta avrebbe potuto disattendere le proprie aspettative.
Egli sembrava pure ignorare il barbuto confratello Berardo, che giust'innanzi osservava cauto l'Ambasciatrice dalla botolina. Ma ciò era dovuto allo stato euforico in cui si trovavano le cervella del Pascal.

Egli già proiettava una sorta di scena futura a questa venuta, e mentre parlava e si agitava, pensava all'inventario delle cose da fare.

E prima ancora che i due potesso aprir bocca, gli sfuggì:

Abbiam giusto bisogno di un addetto alle cucine!

Non l'avesse mai fatto! Poiché il Decano pensava uno dei suoi marcingegnosi piani, ma i due di ronte come l'avrebero presa?
Di certo Madonna Aslan si sarebbe sentita bistrattata da un tale commento (che invero non era rivolto a lei); allo stesso tempo il Frate Berardo non sembrava davvero il tipo da armeggiare con gustosi manicaretti festivi...

Una risata lieta... Fenice non vedeva Padre Luciano da parecchio, ma non aveva dimenticato il suo sguardo, la sua parola pronta, lo spirito effervescente con il quale affrontava le cose. Un'accoglienza migliore non avrebbe osato sperarla... Varcò la soglia cercando di resistere alla tentazione di salutare il suo accogliente con un abbraccio, poiché temeva di essere malgiudicata, ma il sorriso che gli rivolse era pieno di calore e di amicizia.

Padre carissimo, grazie della vostra accoglienza! disse con voce argentina. Il tintinnio delle chiavi che avete in mano e che mi porgete è un suono musicale... Che dirvi? per onestà, devo dirvi che sono venuta con un desiderio nel cuore, e credo sia quello che speravate di sentirmi rivelare... Ho solo un po' di timore a scegliere subito il corridoio del Chiostro: così come ho lungamente meditato e indagato nel mio cuore sulla vocazione sacerdotale, vorrei riflettere ancora un poco sulla spinta che sento a gettare la mia ancora fra queste mura... Mi comprendete? Ditemi voi dove è meglio che io alloggi ora come ora. Non è il dubbio che mi frena, ma lo scrupolo del senso di responsabilità. E se non temete di essere avvelenati, una mano in cucina posso darla...

Accadde una cosa un poco imprevista.

Semplicemente Luciano si voltò ed iniziò a far tintinnare le chiavi lungo i corridoi.

Il suo percorso per l'Abbazia: Prima il CHiostro, poi la Cella di Madre Fenice.