Era una bella mattina di agosto quando da un carretto di passaggio davanti al monastero di San Domenico scese un giovane atletico che indossava solo un logoro saio scuro.
Il ragazzo si diede pesanti manacciate sul logoro indumento, giusto per togliere una parte almeno della polvere del viaggio, e si ravviò i capelli sperando così di apparire quantomeno presentabile.
Mentre il carretto si allontanava lentamente -non si era neppure fermato- Spiridione levò il braccio a salutare e ringraziare il carrettiere per quel passaggio così provvidenziale. Il vecchio non lo degnò neppure d'uno sguardo, ma il giovanotto era comunque contento così, dopotutto aveva fatta la sua parte.
Il massiccio portone di quercia gli stava ora dinnanzi. Un intaglio in forma di protome leonina era proprio all'altezza del suo viso e sembrava quasi ringhiare minaccioso. Senza farsi intimorire dalla severità del luogo e delle sue decorazioni, Spiridione di slancio tirò il cordone che pendeva piro di fianco al portone. "Dleng, dleng, dleng!!" fece la piccola e sgraziata campana. "non mi aspettavo di certo un coro angelico" pensava Spiridione "ma almeno qualcosa di più soave...." e si mise ad aspettare su un masso lì accanto che sembrava proprio fare al caso suo.