Kemnos Dignitario Onorario
Numero di messaggi : 215 Data d'iscrizione : 15.05.09 Età : 40
| Titolo: Solenne Messa del 7 giugno 1457 Dom Giu 07, 2009 4:46 pm | |
| Frate Ennio corse in Sacrestia ad indossare gli abiti per celebrare la Messa: quella domenica avrebbe dovuto celebrarla Padre Tebaldo, ma avendo avuto alcuni contrattempi, aveva chiesto a lui di sostituirlo. Il giovane Padre scelse per l’occasione un brano che ricordasse quanto facile e pericoloso per la propria anima fosse allontanarsi dall’Altissimo. - Citazione :
- Preistoria VI: La punizione
Gli umani si erano abbandonati al peccato a tal punto che Dio aveva deciso di punirli. Ma la maggior parte di loro non capiva in cosa avesse sbagliato, tanto era stato grande il loro abbandono al vizio. Avevano preso talmente tanto gusto ai piaceri della vita che tremavano all’idea di doverla lasciare. Parecchi di loro decisero allora di fuggire da Oanilonia, la città maledetta. Ma la Creatura Senza Nome trovò sette umani il cui gusto del peccato era così spiccato che ciascuno di loro ne incarnava uno.
Asmodeo si era abbandonato all’avidità, Azazele alla lussuria, Belial alla superbia, Lucifero all’accidia, Belzebù all’avarizia, Leviatano all’ira e Satana all’invidia. Seguendo i consigli della Creatura Senza Nome, predicarono la ribellione contro Dio, affermando che solo la gelosia aveva motivato la Sua decisione di punire gli umani. Aggiungevano inoltre che Lui era debole e non sarebbe mai riuscito a mettere in atto la Sua minaccia. Parecchi umani li ascoltavano con attenzione.
Tuttavia, sette umani avevano capito l’errore che avevano commesso. I loro nomi erano Gabriele, Giorgio, Michele, Uriele, Galadriella, Silfaele e Raffaella. Predicarono l’umiltà, affermando che bisognava accettare la punizione per lavarsi dei propri peccati. I discorsi di ciascuno di loro testimoniavano le virtù che si erano messi a incarnare. Gabriele faceva mostra di temperanza, Giorgio d’amicizia, Michele di giustizia, Uriele di generosità, Galadriella di perseveranza, Silfaele di piacere e Raffaella di convinzione. Solo un gruppo ristretto di umani era sensibile alle loro parole, ma la purezza della fede in ciascuno di loro valeva il vizio di cento peccatori.
Quei sei giorni furono terribili: i lampi squarciavano il cielo e il tuono scuoteva l’animo dei più deboli. Parecchi umani fuggirono allora dalla città. Restavano solo i più vili, che ascoltavano le prediche delle sette incarnazioni del peccato, e i più virtuosi, i quali, seguendo la guida della sette incarnazioni della virtù, accettavano la punizione di Dio. Persino la Creatura Senza Nome ebbe la prudenza di darsi alla fuga, lasciando che i sette corrotti si lasciassero accecare dalla loro stessa follia.
Il settimo giorno venne a chiudere la sentenza divina in un cataclisma di proporzioni titaniche. Con un terremoto assordante, il suolo si aprì sotto i piedi dei pochi che erano rimasti in città. Fiamme alte come una cattedrale vennero a divorarli. Gli edifici furono rasi al suolo, le pietre crollavano sui loro abitanti, e le fiamme devastavano ogni cosa. In poco tempo tutta la città fu inghiottita nelle viscere della terra, senza lasciare traccia alcuna della sua esistenza.
Le sette incarnazioni del peccato furono punite da Dio. Furono scaraventate sulla luna, vivendo da allora un’eternità di sofferenze con il titolo di Principi dei demoni. Coloro che li avevano ascoltati subirono la stessa terribile sorte, portando da allora il titolo di demoni. Il loro amore del vizio e il loro odio verso Dio non facevano che aumentare nel corso dei secoli, ed essi provarono un sempre più malsano piacere nel ricoprire le loro cariche. E il loro corpo, poco a poco, rispecchiò la nefandezza e la bestialità della loro anima.
Ma Dio vide che i sette puri, così come i loro discepoli, avevano dimostrato che gli umani erano capaci di pentimento e umiltà. Li innalzò al sole ed essi furono benedetti da un’eternità di felicità in Paradiso. I sette puri furono chiamati arcangeli e i loro discepoli angeli. Essi dovevano assistere l’Altissimo aiutando gli umani, ogni volta che si fosse reso necessario, a combattere la tentazione della creatura a cui Dio non aveva dato un nome. Fratelli, c’è stata un’era in cui gli uomini vivevano in armonia con l’Onnipotente, ma tale armonia era stata rotta dalla bestia senza nome: costei aveva sedotto gli uomini con l’accidia, per cui essi, annoiati, avevano preso a compiere ogni atrocità verso i propri fratelli o verso il loro stesso Creatore. Allora, quando la bestia a cui Dio non aveva dato nome volle usurpare il trono dell’Altissimo, arrivò il momento di punire gli uomini per i loro gravi peccati. Ma Egli nella Sua bontà dà loro la possibilità di redimersi, infatti dice “Tra sette giorni, la vostra città sarà inghiottita dalle fiamme. E coloro che vi saranno rimasti trascorreranno l’eternità all’inferno. Tuttavia sono magnanimo, e quelli tra voi che sapranno pentirsi trascorreranno l’eternità sul sole, dove si trova il paradiso.”. E veniamo ora alla lettura di quest’oggi: leggiamo che vi sono ad Oanilonia sette peccatori che non vogliono redimersi, anzi, costoro predicano la rivolta contro Dio. E vi sono invece sette peccatori che si rendono conto delle loro colpe ed accettano con serenità il castigo divino. Molti sono gli umani che seguono i primi, e pochi invece preferiscono pentirsi. Fratelli, non siate voi stolti come i seguaci dei sette ribelli, rendetevi conto delle vostre colpe e pentitevi, pentiamoci, chiediamo perdono all’Altissimo, poiché quando saremo da Lui chiamati dovremo rendere conto delle nostre azioni, e dovremo dimostrare allora di essere degni del Sole. E se avremo seguito i cattivi consigli, allora per noi non ci sarà scampo, poiché c’era stata data la possibilità di redimerci, ma noi abbiamo preferito non ascoltare le giuste parole del nostro Creatore, ma le lusinghe e le menzogne della bestia senza nome. Preghiamo quindi Iddio di fare in modo che possiamo sempre esercitare al meglio le nostre virtù e non allontanarci mai dal giusto sentiero della rettitudine.
Che l’Altissimo ci benedica Il frate scese dal pulpito, e terminò dall'altare la celebrazione della funzione. Quando ebbe terminato si ritirò in Sacrestia. |
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Padre Giarru Dignitario Onorario
Numero di messaggi : 432 Data d'iscrizione : 13.05.09
| Titolo: Re: Solenne Messa del 7 giugno 1457 Dom Giu 07, 2009 6:01 pm | |
| Il Dignitario si diresse subito da padre Kemnos in Sacrestia:
"Padre i miei complimenti per il Sermone, un interpretazione da vero Domenicano!! Che la Gloria del nostro Signore sia sempre con voi". |
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